Andie va a spasso

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mercoledì 11 maggio 2011

Dopati di insuccessi

L'avevo capito! Sentivo che il fallimento è un'opzione non solo possibile ma utile e positiva. Ed ora mi capita tra le mani un libro che lo conferma su basi neuroscientifiche.

Secondo quanto afferma il campione mondiale di backgammon, poker e scacchi, Bill Robertie: "il modo migliore per imparare, è concentrarmi sui miei errori, se non avessi sbagliato mille volte non sarei mai diventato un campione".

E cosa succede dentro al cervello mentre noi impariamo dai nostri errori? Che anche i neuroni dopaminergici imparano la stessa cosa. Anzi, siamo noi che impariamo grazie al fatto che i neuroni imparano. È semplice: tutto il segreto risiede in una molecola, la dopamina, un neurotrasmettitore responsabile per le nostre emozioni e quindi anche quello che ci aiuta a decidere (leggi mio post precedente), ma la cosa più interessante è che questa signora è anche responsabile delle aspettative. I neuroni dopaminergici generano continuamente nuove sinapsi in base alle esperienze: se avviene questo..allora ne segue questo. E quando non succede quello che si aspettavano, aggiornano la loro aspettativa. Se si aspettavano qualcosa che poi non arriva, c'è un calo improvviso di dopamina che abbassa il nostro morale, se invece avviene qualcosa che li sorprende e che non si aspettavano si eccitano ancora di più creando un sentimento di allegria e felicità (come è avvenuto per noi in Finlandia, si veda post più in basso Una terra incantata). Il cervello è progettato per amplificare lo shock delle previsioni errate e la gioia delle sorprese inattese. Ma è anche progettato per correggere l'aspettativa errata in caso questa non venga soddisfatta e cambiare il gesto che ha deluso tale aspettativa (saggezza popolare: Errare è umano, perseverare è diabolico).

Pertanto, ogni volta che commettiamo un errore o che registriamo un fallimento, per il cervello non c'è nulla di male in realtà, è solo da prendere come lezione per fare meglio la prossima volta, ma non è una catastrofe in sé. Anzi, come dice Robertie: se non avessi sbagliato migliaia di volte non sarei un campione mondiale.

I grandi non sono quelli che non sbagliano mai, ma quelli che hanno sbagliato e fallito migliaia di volte! Il modo migliore per migliorare non è concentrarsi su quello che è andato bene, ma su quello che è andato male. In tal modo, il cervello allena questa capacità della dopamina di ripensare i suoi circuiti, infatti, se noi esaminiamo conscientemente i fallimenti, la dopamina li interiorizzerà. Un feedback negativo è il migliore feedback che possiamo avere, ovvio: se sappiamo come usarlo!!

Il nostro amato Niels Bohr afferma che un esperto è "una persona che ha fatto il maggior numero di errori possibili in un campo di intervento molto ristretto".

La competenza non è altro che la saggezza generata dall'errore cellulare. Gli errori non sono nemici da eliminare, ma amicizie da coltivare e approfondire.

A supporto di tale tesi, è stato condotto un esperimento su due gruppi di studenti. La buona riuscita del primo gruppo nei risultati del test è stata lodata con la frase: "bravo, sei molto intelligente" e quella del secondo gruppo con la frase: "bravo, hai lavorato duro per ottenere questo risultato". Ebbene, il primo gruppo di studenti ha immediatamente iniziato a registrare risultati inferiori e a commettere più errori sin dal secondo test, per paura di deludere le aspettative di chi pensava fossero intelligenti nonché le proprie aspettative riguardo a sé stessi. Il secondo gruppo di studenti invece, ha solo avuto voglia di lavorare ancora più sodo e tutti hanno migliorato ulteriormente i propri risultati, evitando gli errori precedentemente commessi. Ovvero, quando gli errori commessi e i fallimenti registrati non intaccano la propria identità, ma sono inquadrati in un percorso di crescita, essi non fanno altro che fungere da trampolino di lancio per scagliarci proprio dove vogliamo arrivare. Evviva gli errori: ci renderanno più grandi.

Amen.

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