Andie va a spasso

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mercoledì 25 maggio 2011

Dance with me

Il più grande limite dell'essere umano è quello di mettersi dei limiti da solo. Ma perché dobbiamo rientrare in una categoria? Non possiamo spaziare da un'estremità all'altra ed esplorare tutto l'esplorabile seguendo semplicemente la nostra voce?

Sin da quando ero piccola, ho sempre avuto una repulsione naturale per i gruppi e gli schieramenti perché mi facevano sentire in gabbia. Ai miei tempi si portava essere chiattillo o alternativo. Il chiattillo doveva mettere il Barbour, le zeppe, i vestiti UMM, ecc..e l'alternativo doveva comprare al mercato della roba usata, Resina. A me tutto ciò mi sembrava ridicolo e infatti avevo difficoltà a voler far parte di uno e dell'altro gruppo e volevo essere accettata nella mia totale libertà di spirito. I chiattilli frequentavano solo alcuni quartieri e locali, in cui gli alternativi non mettevano piede e viceversa.

Quando sono passata all'università: la stessa solfa. Visto che la mia era piuttosto alternativa, bisognava mettersi vestiti hippy, uscire a Piazza del Gesù e, peggio del peggio, amare i 99 posse. Non nego che per un breve periodo sono stata alternativa e ho cercato di amarli sti 99 posse, fino al giorno in cui ho deciso che non faceva nulla se mi avessero cacciata fuori dal gruppo solo perché avevo detto che mi facevano impressione sti brutti, sporchi, con le loro canzoni "Se vedo un punto nero gli sparo a vista", mentre io non volevo sparare proprio nessuno, mi volevo lavare i capelli e se vedevo un buco nero nel cielo non avevo nessuna voglia di sparargli.

Dopo l'università ho notato comunque che la storia non cambia e che la gente si attacca a un nucleo di amici, luoghi, cose, fatti, eventi come se lontano da quello non esistesse più. Pare che nessuno sia capace di vivere indipendentemente da tendenze, chicchiere, opinioni diffuse, credenze, categorie..

Per tanti anni ho pensato che la pazza fossi io. Ma perché ero diversa? Perché non potevo mettermi sto benedetto Barbour o farmi i dred e non lavarmi tutti i giorni, o cantare quello che mi dicevano di cantare e ripetere le idee che mi dicevano di avere? Crescendo: la rivelazione. Tutti questi cervelli messi dentro delle scatole e compressi, tutti questi caratteri omologati, tutti questi corpi e stili modellati: la libertà o la schiavitù stanno nella nostra organizzazione mentale del mondo.

Strano, eccentrico, imprevedibile, inafferrabile? Yes! Questa è la vera ricchezza, questa è la vera vita, lasciamo straripare questo flusso di idee di ogni tipo che vuole irrompere dentro e fuori di noi.

Oggi elegante e classica per passeggiare al Ritz, domani in maglietta e jeans per bere qualcosa a Belleville. Oggi elegante e classica per passeggiare a Belleville, domani in maglietta e jeans per bere qualcosa al Ritz.
Oggi invitata ad un cocktail organizzato dall'ambasciatore, domani nella favela nord di Rio de Janeiro tra i ragazzi delle periferie alle prese con problemi di droga e criminalità.
Oggi da Chanel a rue Cambon, domani al mercato di Posillipo con mamma.
Oggi a un concerto di Mozart, domani a uno degli Aerosmith.
Oggi a vedere un lento e silenzioso film asiatico, domani una puntata di Sex & the City.
Parlare con chi è considerato parte dell'elite dalla nostra società come fosse semplicemente un nostro pari, né più né meno e l'indomani con il contadino delle montagne del Medio Atlante, come fosse semplicemente un nostro pari, né più né meno.

L'unico punto di incontro tra tutto ciò siamo noi. Per citare di nuovo Protagora storpiandolo: Ognuno è la misura delle sue cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono.

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