Andie va a spasso

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venerdì 11 marzo 2011

Napoli a Parigi

Facciamo tutti lo stesso gesto: arrivati davanti alla fermata dell'autobus alziamo la testa, guardiamo il display e poi esprimiamo o meno un commento riguardo ai minuti di attesa.
E quel giorno, proprio come tutti gli altri, ho lo sguardo al cielo, verso il display, quando qualcuno si avvicina:
- Signora?
- Sì?
- Cosa sta guardando?
- Il display.
- E cosa ci vede?
- Gli orari.
- Ah, e come fa a sapere di quale autobus si tratta.
- Guardi, a sinistra c'è il numero della linea, al centro la destinazione e a destra i minuti d'attesa.
- Ah... dice annuendo e guardando il display - e lei quale sta aspettando?
- Il PC1.
- Perfetto! anche io! ...fa freddo oggi vero?
- Sì abbastanza.
- Secondo lei avrò freddo senza il giaccone? è meglio che lo vada a prendere?
- Sì forse è meglio.
- Posso chiederle un favore?
- Dica.
- Quando passa l'autobus può chiedere al conducente di aspettarmi, guardi abito proprio qui sopra al primo piano, ci metto un attimo.
- Guardi, io posso provare, ma non le assicuro nulla.
- Perfetto, vadoo
E sparisce dietro l'angolo. Dopo un minuto ovviamente arriva l'autobus.
- Buongiorno Signore..., mi scusi..., so che può sembrarle strano, ma mentre aspettavo alla fermata mi si è avvicinato un signore e mi ha chiesto di chiederle se può aspettarlo un attimo mentre è andato a prendere la giacca a casa.
- Ma dove abita?
- Proprio qui su ha detto, al primo piano di questo palazzo.
- Questo qui?
- Sì, ha detto così.
- Guardi, io posso avanzare lentamente in modo da far scattare il rosso, poi quando ridiventa verde però...devo andare...
- Ok, perfetto, grazie!
Avanziamo lentamente. Il semaforo diventa rosso. Attendiamo. Scatta il verde. L'autista mi guarda come per dire mi dispiace e inizia a chiudere le porte quando vedo il ragazzo correre verso di noi a gambe levate, allora grido: - Eccoloooooooo! è luiiiiiiiiiiii!
Si riaprono le porte, il tipo con il cappotto sale al volo e ripartiamo!
- Forse è meglio che ringrazia il conducente, dico, è stato davvero gentile, io stessa non me l'aspettavo.
- Ah sì, grazie, ha ragione.
....
- Incredibile! mi sembra di stare a Napoli!
- Come a Napoli?
- Ma sì, queste scene mica capitano a Parigi, qui nessuno parla con nessuno, sì immagina una persona che le viene vicino e le chiede di fermare l'autobus per aspettarla!
- Ah davvero?
- Certo, la gente a stento si dice buongiorno nei palazzi.
- Ah sì ha ragione, nei palazzi no, non ci piacciono i vicini.
- E perché?
- Non lo so, sin da piccoli ci hanno sempre detto di stare attenti ai vicini.
- Come attenti?
- Sì, i vicini sono invidiosi, ti guardano in casa per vedere se hai più di loro..
- Quindi anche lei è evitato da qualcuno solo perché "vicino".
- Sì credo di sì, ma non mi importa tanto anche io evito loro.
- Ma è brutto, no?
- No, non lo so, è sempre stato così siamo abituati.
- Si immagina, se un giorno qualcuno, inizia a invertire questo andazzo e per esempio inizia a sorridere ai vicini a invitarli a casa...
- Eh?? No, no....sarebbe uno sconvolgimento totale, non siamo abituati. Noi abbiamo un sistema che si tiene in piedi e se cerca di modificarlo...sarebbe una catastrofe.
- Sa cosa? Potremmo scrivere un fumetto sulla storia di un vicino che un giorno inizia a sorridere e ad andare contro il sistema, ma lei deve aiutarmi perché conosce molto meglio la mentalità dei parigini e quindi sarebbe più veritiero.
- Ok, ci sto, mi dia il suo biglietto da visita e la chiamo, ma faccia presto devo scendere alla prossima!
- Ah sì...cavolo! dove l'ho messo..! ah eccolo, tenga.
- Grazie a presto! Arrivederci.
E non lo vidi e sentii mai più.

giovedì 10 marzo 2011

Creativa inutilità

L'arte più bella è quella inutile. Ogni volta che passo davanti alla Tour Eiffel mi emoziono. Non solo per la sua imponenza, ma soprattutto per la sua inutilità. Avere un'idea utile geniale è facile, ma avere un'idea inutile geniale, è davvero geniale. A cosa serve la Tour Eiffel? A nulla. A cosa serve la cabina telefonica installata da Sophie Calle sul Ponte del Garigliano alla quale ogni tanto lei stessa chiama e il passante di turno può rispondere e parlare con la famosa artista internazionale? A nulla. Ma è geniale. Proprio come la sua idea di spedire da Parigi a San Francisco il suo letto a un fan che le aveva chiesto per e-mail di poter "passare qualche notte nel suo letto per riprendersi dalla fine di una storia". E della corrispondenza con questo appassionato e delle fotografie scattate durante il trasporto, Sophie ne ha fatto un'altra opera d'arte.
Certo, hanno cercato di rendere artistici gli oggetti di ogni giorno e tante volte ci sono riusciti, ma danno forse la stessa emozione di una creazione senza utilità? Non credo. L'arte è arte in sé, deve essere espressione di una follia, di un sogno, di un'elucubrazione senza senso, altrimenti ci riporta troppo vicino alla realtà e troppo lontano dai sogni.
Come tra qualche tempo farò per voi, miei amati lettori, una dissertazione sull'infinita bellezza del fallimento, ecco qui un breve accenno sulla bellissima inutilità dell'arte. E visto che siamo tutti artisti e che la vita senza arte è cupa e ristretta, creiamo, creiamo tutti, contribuiremo così ad una società e ad una vita migliore.

martedì 8 marzo 2011

Il lavaggio del cervello

Stamattina ero seduta al tavolino del bar e come al solito elucubravo sul mondo e su tutto. Mi sentivo particolarmente bene nel mio corpo. Non avevo bisogno di nessun complimento o sostegno particolare. Perché ieri mi sono lavata i capelli. Mi chiedevo dunque stamattina, seduta davanti al mio caffè, se vi siano sostanze chimiche particolari nel cuoio capelluto che fanno sì che, quando lo si lava, tutto il proprio essere e la propria personalità ne traggono vantaggio. Mi chiedevo anche, ovviamente, se sia solo una sensazione mia o se capiti a tutti. Forse quando ci si lava i capelli si massaggia il cervello e le funzioni del sistema limbico riprendono più vigorose che mai? Forse lo shampoo attraversa i pori e lava anche le sinapsi? Non so, ma mi sento più potente, sicura, nulla mi fa paura. È come se folleggiassi invece di camminare, come se bubbleggiassi invece di pensare. Mi chiedo se non si possa proporre il lavaggio dei capelli con massaggio come tecnica di autostima e di sviluppo personale. Viva i capelli puliti di tutto il mondo.