Andie va a spasso

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martedì 20 marzo 2012

Attorno a loro

Chi sono i soggetti più importanti della società? Chi è la vita? Chi sa tanto più di noi?

Questa società è costruita al contrario. Fatta in modo che devi andare a lavorare per pagare qualcuno che cresca i tuoi bambini. Fatta in modo che maestra d'asilo sia un mestiere bistrattato e sottopagato. Fatta in modo che le donne ormai debbano sentirsi in colpa se sono incinta e avere paura di non essere assunte se in età da figli. Fatta in modo che sia al contrario.

Tutto dovrebbe partire dai bambini. Il mestiere di maestra dovrebbe essere il più onorevole di tutti, perché getta i semi di tutto quello che verrà. Le donne con figli dovrebbero essere pagate per poter stare a casa con loro e crescerli. Tutto, dai congedi maternità ai congedi paternità, al mondo del lavoro, alla struttura stessa della società, e delle case, dovrebbe essere costruito attorno ai bambini.

Chi è incinta oggi deve contare con il misurino i giorni che gli sono concessi prima di dover trovare una soluzione per parcheggiare il proprio bambino. I piccoli sono schiacciati tra un congedo, un'insegnante sottopagata e la mancanza di tempo dei loro genitori, come se fossero dei problemi a cui dover trovare una soluzione.

I bambini richiedono cure e tempo, attenzioni senza sosta. Chiedono tantissimo e hanno bisogno di tantissimo. A loro non basta essere fatti e parcheggiati. Pochi giorni fa dall'autobus ho visto un manifesto per strada "Genitori non si nasce". Quando si faranno dei corsi per imparare a diventarlo?

domenica 18 marzo 2012

Taglio e cucito


- Voi siete bravi con queste cose.
Ho capito all’istante cosa voleva intendere con tale affermazione, anche se a mio avviso totalmente infondata, ma non ho detto nulla. Finché, però, la signora ha insistito:
-     Voi siete bravi con queste cose.
-         Ma voi chi, scusi?
-         Voi Napoletani, con il taglio e cucito, lei è di Napoli, vero?
-         Sì, sono di Napoli, ma non so cucire un bottone.
-         Va beh, ma la sua mamma saprà sicuramente farlo.

Nel tentativo disperato di vendermi una canottiera di tre taglie sopra la mia, la nonna (è lei che dovrebbe essere brava con taglio e cucito) mi ha detto che bastava riprenderla un po’ sui lati e che non sarebbe stato un grande problema perché “noi siamo bravi”.
Questa poi. Non mi era mai capitata prima.

Così, in un’assolata mattinata milanese, ho scoperto che abbiamo anche questa caratteristica: siamo bravi a fare le pieghe alle canottiere. Ma da dove avrà dedotto tale convinzione la nonnetta? 

Al momento, l’unica decisione che ho preso è stata di non acquistare la canottiera, sapendo che io, Napoletana, non sono assolutamente brava a cucire e che mia madre l’avrei vista più di un mese dopo, quindi se la nonnina milanese mi avesse proposto di aggiustarmi lei, gratis, la canottierina l’avrei forse acquistata perché molto carina ma, in caso contrario, nulla di fatto.

Tutto ciò mi ha fatto sorridere, senza generare alcun astio nella mia pancia. Ricordo infatti con piacere che proprio il giorno prima (la vita non ce ne lascia mai passare una) avevo detto a mio fratello:
-         Questo mito dei pregiudizi verso i Napoletani, del razzismo, ... è acqua passata, io qui a Milano mi sento a casa.
Proprio dopo tale chiacchierata, in realtà, era già successo un altro episodio che mi aveva fatto sorridere. Nel metro, una signora infiocchettata parlava ad alta voce al cellulare, gridando:
-         Sì, ma se vuoi venire con me devi toglierti quell’accento napoletano, altrimenti te lo mettono davanti e di dietro.
Mi ero avvicinata per ascoltare il seguito della conversazione, ma non c’era altro di interessante.

La vita è davvero bella. A quel punto avevo io tutta la libertà: potevo decidere come sentirmi e come agire di conseguenza, poiché i pensieri diventano azioni e le azioni danno luogo a reazioni. Io non volevo contribuire a generare alcuna onda anomala.

Proprio questa mattina, ho fatto colazione con una persona estremamente interessante e umana che lavora sulla risoluzione dei conflitti e sull’arte di ascoltare. Vive a Milano da anni. Le ho chiesto di dove fosse originaria e lei mi ha detto che prima di tutto non si sente affatto Milanese, ma forse più Newyorkese e che le sue origini, comunque, sono romagnole, ma la sua mamma è di Venezia. Una cittadina del mondo. Libera da bisogni di identificazione e rassicuranti cliché geografici. Queste parole hanno risuonato in me. È proprio come mi sento io: una cittadina del mondo. E provo tenerezza per le persone che hanno bisogno, certamente spinte dai media e dalle paure, di stigmatizzare l’altro con categorizzazioni limitanti e, tra l’altro, più o meno pertinenti. C’è tanto, tanto da fare a riguardo. E restando tranquilla, sorridendo con dolcezza, sto sicuramente già facendo parte della mia parte.  

Forse proprio perché stavo meditando da un po’ su questi argomenti mi son capitate, di fila, le due esperienze del metro e della canottiera. Allora scelgo di restare libera. Di lasciare la signora con la convinzione che i Napoletani sappiano fare le pieghe. Non entro nel cerchio da loro tracciato e decido di non fare parte del gioco. Non pago la mia quota per il giro di giostra.
E, magari, seguo un corso accelerato di taglio e cucito perché ho anche pensato che imparare a fare le pieghe non è una cosa che mi dispiaccia del tutto…