Andie va a spasso

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mercoledì 28 settembre 2011

Go with the wind

Già lo vedevo davanti a me.
Cercava di sorpassare sulla destra le auto talvolta in movimento, talvolta ferme a uno dei mille semafori che costellano le vie di Parigi, ma veniva continuamente spaventato da una porta che si apriva a destra, da un'auto che si spostava leggermente su un lato.
Prima lo osservavo da lontano, poi, in men che non si dica, l'ho raggiunto e ha iniziato a ostacolare il mio passaggio. Ho iniziato a mandargli messaggi subliminali e telepatici: - Dai, sorpassalo, c'entri benissimo tra quelle due porte, ci entrerebbero tre biciclette... ma non serviva a nulla.

Così ho deciso di fargli vedere chi ero: un napoletana sulla bici a Parigi, e di fargli vedere come ci si destreggia nel traffico cittadino. Un-due, un-due...
Una porta si apre a destra? Leggero e impercettibile shift verso sinistra.
Le macchine si fermano al semaforo? Non c'è momento migliore per sfrecciare tra berline e monovolume per guadagnare i primi posti. Come una freccia, leggera e diretta verso l'obiettivo finale e soprattutto: senza paura!

Quando prendo qui la bici osservo questi tipi che guidano timidamente, sempre sulla destra, senza osare superare le auto a destra e a sinistra, magari per paura di rompere uno specchietto o di farsi schiacciare. E poi arriva la mia amica romana, che sale sui marciapiedi, si getta dall'altro lato della strada con l'ultimo secondo di semaforo giallo, surfa sull'onda degli incroci per prendere la direzione che le serve inserendosi nel flusso come una goccia lungo la corrente del fiume e poi ci sono io.... cresciuta nella scuola di Napoli, in cui un centimetro è uno spazio più che sufficiente per far passare una bici e dieci centimetri sono già uno spazio enorme per lasciar passare un motorino, in cui una distanza di 10 km da casa mia alla stazione la comprivamo in poco più di quattro minuti con la moto del mio compagno di liceo, in cui una porta che si spalanca a destra all'improvviso è la cosa meno pericolosa che possa capitare nella vita. Tutto è già formattato nel nostro DNA da prima che nasciamo, quella porta siamo già formati per schivarla ben prima di venire alla luce...

Ecco come avanziamo... come vele nella direzione del vento, come frecce scoccate dall'arco perfetto, facendoci piccoli piccoli quando serve e grandi grandi quando la situazione lo richiede; pesanti pesanti quando ce n'è bisogno e leggier leggier quando teniamo le cosce mosce mosce e non ce la facciamo neanche a camminare.
Go with the wind.

martedì 27 settembre 2011

Yes, we can

Ho imparato che nessuno può darti davvero consigli. La vita è tua e solo tu sai cosa vuoi e quanto sei disposto a dare per averlo.

Solo tu sai che valore hanno per te le cose. Per gli altri ne avranno uno completamente diverso.

Solo tu sai quali sono le tue risorse interne e dove e quando puoi farcela e dove e quando non sei ancora pronto.

Solo tu sai cosa vuoi superare e cosa no. Solo tu sai dove vuoi andare.

Gli altri possono darti consigli, certo, e sono più che benvenuti. Ma solo tu sei l'executive director finale di questi consigli e sai cosa farne e quali valorizzare e come e quando.

Alla fine, tutto il potere di scelta sta nelle nostre mani, tutto il potere di costruirci la vita che vogliamo. E se vogliamo, possiamo non ascoltare i consigli che secondo noi ci tirano verso il basso, possiamo rischiare di non ascoltarli e di fare di testa nostra... fa parte della vita. Sì, possiamo rischiare, possiamo scegliere, possiamo decidere. Possiamo. La nostra vita è nelle nostre mani.

Il "sistema" come fosse uno spirito nero e cattivo che aleggia sulla nostre teste, non esiste. Il sistema lo creano gli uomini e gli uomini siamo noi, quindi lo creiamo anche noi. E nessuno mai ci ha dato come condizione per nascere quella di seguire le regole di un fantomatico sistema. Il sistema finisce appena le persone iniziano a non sistemare più. Invece continua se ripetiamo tutti le stesse cose all'infinito, continua se pensiamo tutti allo stesso modo, continua se cantiamo tutti la stessa canzone.

Una calamita sul mio frigo recita: La vita non è trovare sé stessi, la vita è creare sé stessi.

Cosa ci impedisce veramente di farlo?

We got the power.
Yes, we can.


sabato 24 settembre 2011

Breaking the wall 2

Da quando sono venuta a vivere dove vivo ora, ho inizianto ad andare al centro estetico sotto casa mia e l'anno scorso ho preso una tessera per avere un prezzo ridotto sulle cure.
Purtroppo, ogni volta che ci andavo le ragazze cercavano di vendermi qualcosa di nuovo. Era sempre la stessa routine, dopo dieci minuti un quarto d'ora iniziavano:
- Signora, abbiamo un offerta su un prodotto che ritarda la crescita del pelo.
- Signora, abbiamo un'offerta sulla depilazione al laser.
- Signora, abbiamo un'offerta sulla pulizia del viso.

Ogni volta cercavo di inventare una scusa per non dover dire semplicemente - No, grazie. Non mi interessa. Perché dicendo solo - No, grazie. Non mi interessa, era ancora peggio. A quel punto dicevano - Posso chiederLe perché? A quel punto o avrei dovuto dire: Sono fatti miei, oppure inventare la scusa migliore per evitare che cercassero di convincermi. Insomma, una noia, fino al punto che mi dava talmente fastidio che non ci andavo quasi più, anche se avevo già la tessera pagata per 13 sedute.

Per fortuna, a un certo punto, non so perché hanno smesso, ma continuavo a non sopportare lo staff. O mi facevano aspettare per ore, o mi facevano male, oppure mi sembrava che mi trattassero con aria di sufficienza perché non compravo mai nulla. In particolare, c'era una tipa che non sopportavo proprio e dopo poco che frequentavo il centro estetico l'avevano nominata responsabile: non ero per niente felice. Cercava sempre di convincermi che aveva ragione e dato che non eravamo d'accordo sui cosmetici, iniziavo a stancarmi di discutere con lei.

Finché un giorno... tutto è cambiato.

Ero in procinto di partire per le vacanze e quindi sono andata a fare una visitina alla mia estetista. Quel giorno, non so perché, non hanno cercato di vendermi nulla e anzi mi hanno chiesto dove andassi in vacanza. Quando ho pronunciato la magica parola, tutto il negozio è caduto ai miei piedi:
- PALERMO??? non ci credo, anche io ci vado e com'è? mi ha detto la responsabile.
- Non lo so, non ci sono ancora stata, ma ho sentito che è bellissima.
- Davvero? e i suoi occhi hanno cominciato a illuminarsi.
- Sì, a me hanno detto tutti che la Sicilia è meravigliosa. Ho un'amica romana che mi dice che non riesce più a starne lontana dopo esserci stata per la prima volta.
- Wow... davvero? e il suo sorriso ha iniziato a diventare sempre più ampio...
- Sì, penso che il cibo sia buono, il mare bellissimo e poi, sa, gli italiani del sud non sono per niente male.
- Che meraviglia.. A quel punto il sorriso aveva raggiunto le orecchie, il suo volto si era completamente trasformato e io non riuscivo più a riconoscere quella rompiscatole, fighetta e insopportabile che avevo conosciuto in precedenza.
- Posso chiederLe una cosa?
- Certo.
- Quando torna può passare a trovarmi per dirmi com'è andata, cosa c'è da vedere...
- Certo...
Ero io stessa sorpresa, dovevo passare pian piano dal tono sgarbato e insufficiente che avevo assunto nel tempo, a Parigi in generale e con lei in particolare, perché cominciava a starmi simpatica e non volevo risponderle come una Parigina odiosa. Dopo aver operato il cambiamento nel mio tono di voce, nella mia espressione e nel mio sguardo, le ho detto: - Non si preoccupi, appena torno passo e le racconto tutto.
- Sarebbe una gioia enorme.
- A presto.

Quando sono tornata dalle vacanze, a casa mia c'era un amico palermitano che trascorreva qualche settimana a Parigi, quando l'ho visto mi sono ricordata della mia estetista: Perfetto, ho pensato, posso andarla a salutare e portarle addirittura un siciliano!! Cosa potrebbe volere di più??

Siamo scesi, abbiamo bussato alla porta... e ha aperto lei. Un sorriso che più Durbans non si può a 92 denti, gli occhi brillanti di luce, il corpo che non riusciva a stare fermo: - Ma è Lei?? è davvero tornata a salutarmi?? non ci posso credere.
- Ma certo! gliel'avevo detto che sarei venuta. E guardi cosa Le ho portato?
- Humm...
- Un Siciliano!!
- Oh mon Dieu! a questo punto? si va in Sicilia e si torna subito con un siciliano?
- Sì, vedrà, sono bellissimi.

Era sempre più contenta, mi dava l'impressione che il suo viso non avesse spazio abbastanza per accogliere il sorriso che voleva raggiungere. C'era bisogno di altri elementi del corpo per accompagnarlo e amplificarlo, così ha ricominciato a muoversi, a zampettare e a farci domande:
- E com'è la Sicilia? cosa ha fatto? cosa ha visto? come si sta?
- Guardi è f-a-n-t-a-s-t-i-c-a, ero sorpresa io stessa che sono Italiana. È meravigliosa, si mangia benissimo, sono tutti bellissimi, c'è un'atmosfera talmente relax, però avanti al contempo. Non lontano da Palermo ci sono posti meravigliosi, mi raccomando deve mangiare tutto e di tutto, passi tutto il tempo a mangiare.
- E i ragazzi fanno la prima mossa?
- Guardi, visto che Lei è francese, magari saranno ben felici di invitarLa a uscire, ma se Le piace qualcuno non esiti, tanto gli Italiani non sono come i Parigini, se una bella ragazza gli rivolge la parola sono tutt'altro che infastiditi.
Ora il suo potenziale di espressione corporea della gioia, aveva raggiunto il top, era in un brodo di giuggiole.
- Fantastico, non vedo l'ora di partire.
- Quando parte?
- A fine settembre.
- Allora La vengo a salutare quando torna.
- No, La prego... venga prima, passi quando vuole..., bussa e ci facciamo una chiacchiera....

Non credevo ai miei occhi, una persona francese, parigina, mi stava chiedendo di passare a salutarla al negozio per farci una chiacchiera? avevo sentito bene? per fortuna il mio amico siciliano era con me e mi ha confermato che avevo sentito benissimo. Non ci potevo credere, e incredula sono tornata a casa.

In questi ultimi giorni, sono passata due o tre volte, ma non vedevo mai nessuno dal vetro e non ho bussato per non disturbare, finché oggi non l'ho vista, di spalle, che lavorava sul computer. Ho aperto la porta, Lei si è girata sulla sedia girevole e come in un film... il viso le si è aperto in un sorriso magnifico, si è alzata, è venuta verso di me...: - È tornata a trovarmi!! che bello! come va?
- Bene e Lei?
- Benissimo, la partenza si avvicina... ma ho scoperto una cosa, che il mio albergo non è a Palermo con ad Agrigento... e sembrava un po' triste.
- Non si preoccupi! La Sicilia è tutta meravigliosa, a ogni metro c'è qualcosa di incredibile da visitare e poi ad Agrigento c'è la Valle dei Templi! è meravigliosa!
Si rillumina di immenso: - Davvero?
- Ma sì c'è roba bella ovunque, è tutto bello, e mi raccomandi mangi tantissimo.
- D'accordo! Grazie, grazie mille....
E poi ... osa l'impossibile... supera i limiti, i limiti del suo corpo, della nostra distanza, della decenza parigina e di quello che le hanno sempre insegnato e mi dice: - P..po...posso salutarla con un bacio?
- Ma certo! mi avvicino la saluto e le auguro ancora buon viaggio, promettendole che tornerò a trovarla al suo ritorno.
- D'accordo torno l'11 ottobre.
- Perfetto! ci sarà anche mia madre, così conoscerà una vera mamma napoletana.

E il sorriso più grande del suo viso è riapparso di fronte a me...


venerdì 16 settembre 2011

Breaking the wall

Stamattina ero nell'autobus. Silenzio di morte. Nessuno fiatava, nessuno abbozzava un sorriso. Se qualcuno incrociava lo sguardo di qualcun altro, si girava dall'altra parte. Tutto tranquillo: ordinaria amministrazione a Parigi.

Finché non è salito un ragazzo, tutto vestito di nero, dagli occhi azzurrissimi e ...con una sfera trasparente in mano. Faceva roteare questa sfera, la passava sulle braccia, fino alle spalle, poi la faceva ridiscendere verso le mani per poi mettere le mani in preghiera e bloccarla sulla punta delle dita. La gente ha iniziato a guardarlo. Lui ha iniziato a far prendere la sfera in mano a tutti i bambini presenti sull'autobus che la studiavano per capire se nascondesse un mistero. Poi ha iniziato a darla anche agli adulti, poi ha iniziato a mandare sorrisi a destra e a sinistra e poi a parlare con un tipo accanto a lui e infine ha esteso la conversazione anche ad altre due tipe.
A un certo punto, qualcosa di strano ha iniziato ad accadere, le persone attorno a lui hanno iniziato a sorridergli e a scambiarsi sorrisi tra di loro. Una signora mi ha fatto un sorrisone e un'altra signora anziana ha iniziato a parlare con tutti i suoi vicini. La malattia del mago della sfera di cristallo ha contagiato tutto l'autobus. Tra l'altro, il mago della sfera di cristallo salutava tutti quelli che scendevano e quando il conducente dimenticava di aprire la porta gli gridava con gentilezza: - La porta per favore -, e poi lo ringraziava per averla aperta.

Questa euforia è durata circa venti minuti, venti minuti in cui quelle facce tristi e depresse hanno sognato grazie a una sfera di vetro, due occhi blu e tanti sorrisi. Poi il misterioso uomo nero è sparito, salutando e ringraziando il conducente e il malumore quotidiano ha ripreso il sopravvento. Tutto è tornato alla normalità: i sorrisi sono pian piano rientrati, l'espressione corporea è rientrata nei suoi limiti, le persone hanno ripreso il proprio posto e le proprie facce inespressive. Hanno ricominciato a spintonarsi e a guardarsi in cagnesco...

Ma a me è rimasto il buon umore per tutta la giornata e penso che ho continuato a irradiarlo attorno a me, visto che mentre andavo dal medico un tipo mi ha fermata per strada e mi ha detto: - Non so se siano gli occhiali o i capelli, ma sei davvero bellissima, ti adoro.

AHAHAHAHAHAHAHA. Io pensato: Forse sarà l'aura irradiata dal giratore di sfere ad avermi pervasa... to be monitored...

martedì 13 settembre 2011

Strisce culturali

Le strisce pedonali sono tutte un poema. Osservando le strisce pedonali nei diversi paesi e città, si può forse aggiungere un tassello alla comprensione degli usi e costumi di un luogo, ma soprattutto ci si può divertire. A Parigi, si attraversa in genere sulle strisce, rispettando il rosso per i pedoni, a meno che le macchine non siano abbastanza lontane, in quel caso si infrange il colore del divieto e si avanza rapidamente verso l'altra sponda. Quando invece si tratta di strisce senza semaforo dove il pedone ha sempre la precedenza, io di solito me la prendo comoda e cammino, non più lentamente del solito, ma neanche con passo svelto. In genere mi incalzano per farmi sbrigare, l'ultima volta il tipo dalla macchina mi ha detto: "Non ti preoccupare, fai con comodo".
In Francia, comunque, anche quando il semaforo è rosso per i pedoni è possibile iniziare a scendere sulla prima striscia per illudersi di avvicinarsi alla metà finale e, in caso di traffico rallentato o diradato, attraversare anche con il rosso.
In Inghilterra, se si distende il piede per appropinquarsi giusto sulla prima striscia e avere quell'impressione di aver iniziato il cammino verso la meta anche in caso di semaforo rosso, già le macchine in arrivo clacsonano per ricordare al pedone che è in errore e che è meglio stare al proprio posto. In Olanda, se si distende quel piede per abbozzare appena quel primo passo, si prende la multa. In Sicilia, si attraversa sulle strisce quando il semaforo è verde per il pedone, ma si viene contornati dalle macchine. Man mano che si procede, loro sterzano verso destra e vanno più veloce per fare uno slargo e superare l'attraversatore. Se si sveltisce il passo, anche loro accelerano e aumentano la curva ellittica per andare ancora più verso destra e comunque superare il pedone prima che questo le possa raggiungere per impedirgli di passare. Spero di essere riuscita a spiegarmi, ma in ogni caso è davvero divertente. A Napoli, le strisce non esistono, nessuno sa più a cosa servano e comunque è inutile fare strada in più per raggiungerle. Una legge completamente diversa vige in città, menzionata d'altronde nei manuali di scuola guida: Chiunque tu sia, hai sempre la precedenza.
È una legge molto interessante a pensarci bene, perché è equa e non dà la precedenza a nessuno in particolare ma a tutti al contempo. Si potrebbe definire socialista. E in parole povere vuol dire che se sei pedone hai la precedenza tu, nello stesso posto e nella stessa situazione in cui se fossi automobilista avresti la precedenza tu e se fossi motociclista avresti la precedenza tu. Per cui, perché sprecare vernice per le strisce? Non è meglio utilizzarla per imbiancare case?

giovedì 8 settembre 2011

...e noi neanche Cristiani e Cristiani riusciamo a parlare.

Qui, un punto situato a metà tra follia e normalità non esiste. Chiariamoci subito, io non credo nella follia e nella normalità, ma se dovessero esistere dei concetti di follia e normalità molto generici, assolutamente instabili e continuamente modificabili ci sarebbe anche un punto medio tra di essi. Qui, quel punto medio non esisterebbe comunque.

Ieri, dopo la serata di inaugurazione del nuovo Nanni Moretti in presenza dell'artista alla Cinémathèque, volevo chiedere alla biglietteria di darmi uno degli inviti della serata da conservare per ricordo, ma non ce n'erano più. Così, ne ho visto uno tra le mani di un signore e ho pensato di chiedergli se ne avesse uno in più per me. Naturalmente mi ha detto di no, così ho ringraziato e sono andata via. Ma poi ha iniziato ad agitarsi ed è tornato a cercarmi, mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha chiesto se avessi una penna. Gli ho dato la penna, lui l'ha presa e se n'è andato. L'ho seguito e ho visto che stava copiando alcune parole che aveva scritto sull'invito su un altro pezzo di carta.
- Ecco, ora glielo posso dare. Ma cosa c'è di tanto importante in questo cartoncino?
- Nulla, è solo per ricordo.
- Ah d'accordo. Bello il film, vero?
- Sì, molto.
- Me lo aspettavo più anticlericale, invece è proprio gentile.
- Infatti sono d'accordo con Lei.
- Ma Lei cosa fa nella vita?
- Ouch! qui tocca un tasto dolente.  E rido
Poi mi ha abbracciata e ha iniziato a camminare verso l'esterno, tirandomi con lui. A un certo punto si è fermato: - Ecco, qui è un buon posto per chiacchierare. Allora cosa fa nella vita?
- Una domanda più semplice?
- Ora inizio a essere proprio curioso? È un mistero? Un segreto?
Gli ho spiegato un po' la situazione e finalmente si è appaciato.
- Io invece ero bibliotecario..., al Collège de France.
- Wow, bellissimo.
- Sì, ma sono in pensione da un po'.
Poi ha ripreso:
- Bello eh il film? Insomma mi è veramente piaciuto. Divertente, leggero, ma pieno di riferimenti. E a Lei piace Parigi?
- Beh, insomma, adesso tocca un altro tasto dolente... vuole che iniziamo a camminare verso la metropolitana?
- Sì, certo...Ma cosa Le avranno fatto questi Parigini...?
- E Lei da quanti anni vive a Parigi?
- Da 50 anni, sono giunto da un piccolo paesino di provincia.
- E si trova bene?
- Quando sono arrivato era tutto molto diverso.
- Cioè?
- Parigi era una città povera..., più semplice, non c'era tutto questo denaro...Sa, posso davvero immaginare cosa Le abbiano fatto questi Parigini. Anzi, sa cosa Le dico? Immagino benissimo cosa possono averLe fatto, non sono per niente gentili. Sono...
Si è fermato all'improvviso, non si staccava più dal pavimento, si è inchiodato nel punto prescelto del marciapiede e ha iniziato il suo speech:
- Sono chiusi, sempre crucciati ... e il suo volto inizia a diventare una maschera di espressioni, storce la bocca, aggrotta le sopracciglia utilizza anche le mani per descrivere il Parigino modello...
- Non so se esista un'altra città al mondo in cui tutto funziona tramite gruppi e reti sociali, come qui. A Parigi se non fai parte di un gruppo non arrivi da nessuna parte e non accedi a nulla. Penso sia un caso unico al mondo.
- Sì, so benissimo di cosa parla...
Non si schiodava da quel punto sul marciapiede, così mi sono fermata anche io e sono rimasta ad ascoltarlo. Più che ascoltare voleva essere ascoltato.
- Sa, questi Francesi credono di essere sempre i migliori in tutto, sono così fieri..
- Ma da dove viene questa fierezza? Sono anni che porto avanti la mia analisi per cercare di capire..
- Beh, viene dal fatto che se la cavano sempre alla grande.
- In che senso?
- Per esempio, durante la seconda guerra mondiale, i Francesi stavano perdendo e poi sono riusciti a tirarsi su..., sa De Gaulle e tutto il resto, e poi in poco tempo si sono ripresi e hanno cominciato a crescere parecchio... la stessa cosa con il colonialismo e la guerra in Algeria, anche da lì ne sono usciti alla grande.. e così via e ora pensano di sapere tutto, non guardano cosa fanno gli altri, pensano sempre di avere la migliore risposta a tutti i problemi... ecco, so benissimo cosa possono averLe fatto..., a una bella Italiana come Lei, povera...

Finalmente, si è schiodato dal marciapiede e ha ricominciato a camminare. E poi a parlare:
- Bello il film, vero? Insomma mi è veramente piaciuto. Divertente, leggero, ma pieno di riferimenti. Pensavo che sarebbe stato più duro contro la Chiesa, invece era tranquillo..
- Sì davvero bello, mi è piaciuto.

Abbiamo preso la metro insieme, ha voluto darmi la sua mail nel caso "avessi bisogno di qualcosa", poi è sceso due fermate prima della mia ed è rimasto a salutarmi dal vetro. Quando la metro è ripartita mi ha fatto una smorfia con il viso e con le mani, inclinandosi su un lato e cacciando fuori la lingua.

Che matto. Non è la prima volta che incontro tipi del genere. Dopo una vita in cui non hanno parlato con nessuno, vittime del loro proprio sistema di chiusura e diffidenza, giunti all'età della pensione non solo sono ancora più soli poiché non lavorano più, ma iniziano finalmente a pensare di avere il diritto di sfondare questo muro di silenzio, visto che tanto sono più vecchi e meglio assicurati. Era ora! L'età della pensione rinsavisce. Almeno a Parigi... 

Ogni tanto nella metro vedo dei poster: "Parla con chi non parla mai con nessuno. Chiama anche tu una persona anziana una volta a settimana", e poi c'è il nome dell'associazione che organizza questi programmi. Non è la prima volta che penso di partecipare...
"Solo con la parola ci potremmo capire meglio". "Quala parola?". "La parola nel senso di dialogo..." (vedi da minuto 8:12).