Andie va a spasso

Caro visitatore, benvenuto. È un piacere per me averti qui, lascia pure commenti e proponi nuovi topics oppure avvertimi quando hai apprezzato i miei scritti, se non ti sono piaciuti..non preoccuparti, non devi per forza dirmelo. "Perché siete tutti così sinceri?". Citazione di..?

mercoledì 31 agosto 2011

'Nchia cavuru a Balarm

L'anno scorso sono stata in Quebec. La sensazione di sentir parlare ovunque francese senza essere in Francia era divertente. Mi sono chiesta che effetto potesse fare a un Francese poter viaggiare in un paese in cui, anche parlando la stessa lingua, l'accento, la cultura e lo spirito del popolo sono talmente diversi dai loro che è possibile sentirsi spaesati (e non capire un'acca). Mi sono detta, poi, che io, in quanto Italiana, non avrei mai provato questa sensazione, dal momento che non esistono paesi non italiani in cui l'italiano sia la lingua ufficiale. Mi sbagliavo. Non ero ancora mai stata in Sicilia.

Quando siamo atterrati all'aeroporto di Palermo, con il mare da un lato e le montagne dall'altro, sono rimasta incantata. Mi sembrava già di essere in un paese esotico, non so se nordafricano o sudamericano. E pareva quasi che la montagna più alta fosse lì per dare il benvenuto ai visitatori.
Dopo aver recuperato i bagagli, sono stata accolta dalla mia amichetta siciliana e da qualcuno che, anche se non avevo mai visto prima in vita mia, è venuto a prendermi in macchina e ci ha accompagnate a casa solo per essere amico di un amico. A Parigi una cosa del genere potrebbe far nascere sospetti di spionaggio internazionale o/e industriale. 

Alle porte della mitica Balarm, inghiottiti dalla splendida Porta Nuova, siamo stati risucchiati da un mondo parallelo e, come per Mery Poppins e i suoi pargoli quando entrano nel disegno del marciapiede, anche per me è iniziato qui il magnifico viaggio che sto per raccontarvi.

Balarm è come un sogno, ambientato tra palazzi normanni, chiese bizantine, moschee, mercati, spiagge, calzoni, sarde a beccafico, ricotta, processioni, soprusi, concerti, neomelodici, luci e colori. Il tutto tradotto in una lingua spesso incomprensibile, anche quando cerca di restare italiana. Avevo paura di non sentirmi abbastanza spaesata in Sicilia e della troppa somiglianza con Napoli, ma mi sbagliavo di grosso.

Superati il Palazzo dei Normanni e Porta Nuova, mi si schiude davanti la cattedrale. L'avevo già vista in foto non molto tempo fa, ma non avevo provato la sensazione di Oriente che provavo ora. Seduta per venti minuti a fissare l'incredibile struttura dalla spianata antistante la chiesa, ho viaggiato nel tempo e nello spazio. Davanti a me si stagliavano figure di donne con anfore sulla spalla, ventagli di piume, mercanti di stoffe, spezie, locande, struzzi e pavoni. Bastano però pochi metri e sembra di aver compiuto migliaia di chilometri nello spazio-tempo. Nel quartiere della Colonna Rotta è possibile degustare uno dei migliori cannoli della città e passeggiare tra i vicoli e le case popolari moderne, sapendo però che sempre e comunque, ogni tanto, tra i panni stesi, la gente che grida o che ti guarda come fossi un alieno, apparirà una torre, una fortezza di mille anni fa o una chiesa dal profilo di moschea. Palermo non finisce mai di stupire. Potrebbe anche capitarvi, infatti, di entrare in un tabaccaio per comprare francobolli e sentire qualcuno chiedere delle Pallo Mallo. Ci ho messo un po' a capire che si trattava delle famose Pall Mall...

La prima sera, senza neanche avere il tempo di capire chi e dove fossi, sono stata gettata nella vita palermitana: Ballarò, Kursaal, Palazzo Chiaramonte. Ogni cosa che mi veniva mostrata era più bella delle precedenti.
Ballarò di sera si trasforma in continente nero ed è possibile passeggiare nelle stradine ascoltando musica africana o reggae proveniente da tutte le finestre e da tutti i locali aperti. Cammina, cammina si giunge all'incredibile Palazzo Chiaramonte, dove ci si sente ad Avignone, di nuovo settecento anni indietro nel tempo. Un grande cortile è formato dai muri esterni di diversi edifici in diversi stili, sembra un palco creato apposta per accogliere la musica suonata quella sera. Poco più avanti, Palazzo Abatellis nasconde un cortile con colonne e arcate e accoglie una bella collezione d'arte in cui ammirare, tra l'altro, la bellissima Madonna Annunziata di Antonello da Messina, con la sua mano in prospettiva. Continuando tra appendipanni, pezzi di chiese incrostati tra i palazzi e balconi incrostati nelle facciate delle chiese, si giunge all'ex Chiesa dello Spasimo.

Di sera, abbiamo suonato al citofono e ci hanno detto che non si poteva entrare perché c'era un concerto in corso, abbiamo chiesto di visitare solo lo spazio e poi di andare via e ci hanno detto che non era possibile. Un'amica che era con noi ha detto al guardiano che conosceva sua sorella, lui ha risposto che era inutile e che questo non sarebbe servito a farci entrare, la nostra amica ha insistito nominando l'indirizzo della sorella e abbozzandone una descrizione..., il guardiano ci ha fatti entrare. Avanzavamo lentamente e silenziosamente per non disturbare i musicisti. Abbiamo superato una fontana centrale giungendo in un'enorme chiesa sconsacrata e vuota dalle mura possenti, con il soffitto scoperto, illuminata dall'interno con luci soffuse; l'abbiamo attraversata uscendo sul lato e ci siamo trovati nel cuore del concerto di chitarra tenuto in un giardino alberato, con la chiesa illuminata sullo sfondo. Pura poesia.

Il viaggio nel tempo e nello spazio non era finito. Non lontano dalla Chiesa dello Spasimo un altro universo ci attendeva. Quando mi era stato proposto di andare a un concerto neomelodico, avevo rifiutato con disprezzo, ma non potevo immaginare la profondità dell'esperienza che ci attendeva. Un esercito di una tribù sconosciuta, forse giunta da molto lontano, aveva occupato tutta la piazza della Kalsa. Il palco era stato montato alle spalle della Porta dei Greci e nella piazza v'era anche una chiesa barocca illuminata. Il pavimento della piazza non era più visibile, coperto da un'orda di fan della musica neomelodica che mangiavano, bevevano, parlavano, corteggiavano, ridevano, ma soprattutto da uno sciame di motorini, in movimento o parcheggiati, che giravano dappertutto, ti sfioravano, ti tagliavano la strada, ti salivano in testa... Il fumo dei barbecue, gli espositori di pesce, i tavoli di plastica allestiti per strada…, se mai debba aver immaginato l'inferno dantesco nella mia vita, sono sicura di averlo immaginato così... ecco un altro squarcio di vita palermitana.

Immaginavo Palermo come il corrispettivo siciliano di Napoli, ma non mi sono sentita in Campania neanche una volta. Prima di tutto, ovviamente, per la lingua incomprensibile (spesso dovevo chiedere alle persone di ripetere ciò che mi avevano detto), ma anche per i tratti diversi degli esseri umani (bellissimi), per la diversa architettura e per l'aria diversa che si respira. Palermo è più....ariosa, non si sente di avanzare in uno spazio stretto, come a Napoli, sarà perché è sita in una zona pianeggiante che è, sì, circondata dalle montagne ma pur sempre molto ampia. Mentre Napoli si sviluppa sulle pendici di una collina. Sarà che ci sono molti più viali ampi e grandi piazze, mentre da noi strade larghe ce ne sono, in fin dei conti, davvero poche.
Infine, la mentalità dei Palermitani mi è sembrata più aperta rispetto alla nostra. Sarà che si tratta di un'isola? Sarà che sono sempre stati separati dal continente e che hanno conosciuto molti più stranieri? La conferma a questa mia impressione mi è giunta quando ho approfondito la storia e scoperto che più volte la Sicilia si è ribellata all'invasore. Non amavano Carlo d'Angiò e hanno chiamato gli Aragonesi per farsi aiutare a mandarlo via. Quando un soldato francese si è rivolto in maniera irriguardosa a una donna, hanno dato vita alla rivolta dei Vespri siciliani. Mentre la Rivolta del sette e mezzo mirava i funzionari statali, che consideravano "quasi barbari i palermitani". Insomma la storia di Palermo è anche una storia di rivolte, diversamente da quella di Napoli… 
Non solo, ma in tempi ancora più antichi, in Sicilia convivevano pacificamente cristiani, ebrei e musulmani, ognuno svolgendo le proprie attività e rivolgendosi agli altri per acquistare i prodotti che non sapeva produrre. Per lungo tempo, la Sicilia è stata un esempio di apertura e tolleranza e tutto ciò proprio sotto il dominio degli Arabi!!
E dato che il suo declino è iniziato con il Regno d'Italia, ciò dà da pensare.. forse questa regione così libera e particolare aveva bisogno di restare indipendente ed è stata soffocata dal fatto di diventare un semplice tassello del mosaico, d'altronde situato troppo lontano dai centri principali del potere e della responsabilità decisionale?
Insomma il Siciliano ha la libertà nell'anima e non ama essere messo in catene. Quest'indipendenza di spirito si respira negli occhi della gente, nella loro andatura fiera e nella loro brutalità. Ecco, ad esempio, ho notato una maggiore brutalità rispetto al Napoletano, famoso nel mondo intero per la sua cordialità e accoglienza, per i suoi sorrisi e per il suo carattere accomodante... forse tutte caratteristiche che lo hanno aiutato nel tempo a sopportare tutto e tutti senza mai veramente sollevarsi....

Sono pensieri, i miei,... pensieri sorti in Sicilia... e che approderanno chissà dove. Una cosa è certa, come dice la mia amichetta romana: La Sicilia è una malattia da cui non si guarisce più... e per ora vi ho raccontato solo di Palermo…

1 commento: